sabato 2 novembre 2024

LA TIRANNIA DIGITALE VA FERMATA LEGGETE QUESTO

IL KUWAIT SOSPENDE I SERVIZI A MIGLIAIA DI PERSONE PER NON AVER INVIATO I DATI BIOMETRICI. Il Kuwait ha costretto oltre un milione di cittadini a consegnare i propri dati biometrici in una delle spinte più estreme per l'ID digitale. Il Kuwait ha introdotto un ID elettronico nazionale (eID) che, a loro dire, aiuterà con la verifica dell'identità, le firme digitali, l'accesso all'E-government e lo scambio sicuro di dati. La scadenza per presentare la domanda per questo programma obbligatorio era il 30 settembre e le conseguenze per la mancata conformità sono state rapide. Il 1° ottobre, il Ministero degli Interni ha annunciato che a coloro che non avessero inviato i propri dati sarebbe stato vietato l'accesso a tutti i servizi elettronici quali prelievi, trasferimenti e trasferimenti di conto. Non si può nemmeno prelevare denaro. Circa 35 mila persone sono state bloccate dai loro conti bancari e non sono nemmeno in grado di visualizzare il saldo. Poche settimane dopo, a coloro che non hanno rispettato le regole sono state disattivate le loro carte bancarie elettroniche. Visa, MasterCard e K-Net hanno tutte rispettato le regole del governo. La giornalista australiana Maria Zaric l'ha definito una "prigione digitale". A partire dal 1° novembre, la Kuwait Banking Association ha dichiarato che implementerà un "blocco completo" su tutti i conti, il che significa che non sarà possibile nemmeno prelevare fondi se ci si reca in banca di persona. Gli espatriati hanno tempo fino al 31 dicembre per presentare la propria registrazione biometrica. Il governo ha segnalato un aumento di 6.000 nuovi iscritti al giorno rispetto ai 600 da quando ha iniziato a impedire ai cittadini di accedere ai propri conti bancari. Il governo ha definito questo un "approccio graduale", ritenendo di aver offerto clemenza al pubblico. Le persone saranno sempre meno propense a parlare contro il governo, protestare o rifiutare le vaccinazioni se sanno che il loro governo può immediatamente esiliarle dalla società. Questo è più di una semplice identificazione in quanto fornisce al governo un accesso immediato a tutte le tue informazioni e traccerà ogni tuo movimento. Questo è solo l'inizio di un'enorme ondata di tirannia. Il nostro computer ci ha avvisato che stiamo entrando in una modalità più autoritaria che raggiungerà il culmine nel 2032. E allora, che fare? Non c’è via di scampo? Certo che c’è, ma serve unione: bisogna attuare una resistenza come quella che è stata fatta in Nigeria quando (per eliminare il contante e quindi aumentare il controllo dei singoli) il governo cercò di introdurre la propria moneta digitale, chiamata ENARIA. Cosa hanno fatto i nigeriani? Si sono ribellati, invertendo la narrazione di Davos: Godwin Emefiele ex governatore della banca è stato arrestato per “violazione criminale della fiducia, sabotaggio economico, finanziamento di attività terroristiche e cattiva gestione delle riserve valutarie” e altri 17 pesantissimi capi d’accusa, mentre per le strade scontri e morti si sono verificati durante le violente proteste, con la popolazione ridotta alla fame ma impegnata in baratti e scambi commerciali per spezzare il monopolio elettronico di eNaira, adesso non più moneta esclusiva. Il dato è ancora più clamoroso se si pensa che la Nigeria è uno dei paesi più avanzati al mondo nel riconoscimento biometrico/identità digitale e che – secondo uno studio di Blocktables – ha pure il più alto tasso di adozione di criptovalute, pari al 24,2% (più alto del 17,7% dell’Australia, del 15,6% di Singapore e del 10,4% degli Stati Uniti). Evidentemente, conosciuta una schiavitù, non hanno accondisceso alla seconda. Da noi nessuna delle due cose (Euro digitale e identità digitale obbligatoria) è ancora stata compiuta, siamo ancora in tempo per salvaguardare la nostra libertà. Ma dipende tutto da noi. Lorenza Morello - Money. it

giovedì 31 ottobre 2024

WING MAKERS PRIMA INTERVISTA INTEGRALE SULLE ORIGINI DELL'UOMO.

https://youtu.be/q9bA6UQromg?si=1PDWp3YscQRvbk0N link you tube.
A chi fosse interessato a conoscere se stesso invito la lettura dei Wing makers e seguire questo ragazzo nei suoi video: https://youtu.be/LWTZJL9paf0?si=gg4CssfhLWwVA82F

giovedì 30 gennaio 2020

IL FENOMENO DELLA GUARIGIONE

Negli anni ’50 Bruno Gröning, per le sue straordinarie guarigioni, era in prima pagina in tutto il mondo. Quando nel 1959 morì, in molti pensarono che il fenomeno fosse terminato, invece accadde il contrario: persone di ogni continente ottengono ulteriormente aiuti e guarigioni grazie all’Insegnamento di Bruno Gröning. Migliaia di comunità locali Nel 1979 Grete Häusler fondò il Circolo degli Amici di Bruno Gröning. Se all’inizio c’era solo un gruppetto di amici, ora il Circolo degli Amici di Bruno Gröning, da tempo, è diventato una delle più grandi associazioni attive, per l’aiuto e la guarigione per via spirituale al mondo. Oltre 13.000 aiutanti volontari operano instancabilmente. Conferenze in tutto il mondo Medici e operatori della salute del Gruppo Medico Scientifi co Specializzato (MWF), nel Circolo degli Amici di Bruno Gröning, tengono conferenze in tutto il mondo, anche su invito di rinomate università. Nel 2013 il Circolo degli Amici di Bruno Gröning ha ricevuto dalla World Peace Prayer Society (WPPS), che fa parte dell’ONU, il Peace Pole Award. IL FILM DOCUMENTARIO IL FENOMENO DELLA GUARIGIONE: - le attività in tutto il mondo del Circolo degli Amici di Bruno Gröning - descrive in modo impressionante gli avvenimenti dopo il 1959. Gli spettatori vengono a sapere come l’Opera di Bruno Gröning si sia sviluppata dopo la sua morte e in quale grande misura ancora oggi accadano aiuti e guarigioni per via spirituale, indipendentemente dal credo religioso, dal colore della pelle e dalla cultura. Interviste appassionanti, punti di vista professionali da parte di medici e racconti personali degli amici di Bruno Gröning da molti paesi, mostrano un ampio quadro del grande Circolo degli Amici. Il fenomeno della guarigione in 3 parti (98/92/102/ in totale 292 minuti) Ingresso a offerta libera. Ulteriori informazioni su Internet: www.bruno-groening.org Homepage www.bruno-groening-w.org Scienza e Heilstrom www.bruno-groening-fi lm.org Film: date proiezioni e altro il film sarà proiettato il 23 febbraio presso sala exclusive bingo star di viale Palmanova Udine angolo via Este. Inizio ore 14:00 fine ore 20:00 INGRESSO OFFERTA LIBERA.

sabato 18 maggio 2019

https://www.conoscenzealconfine.it/il-supersolido-un-nuovo-stato-quantistico-della-materia/

https://www.conoscenzealconfine.it/il-supersolido-un-nuovo-stato-quantistico-della-materia/

venerdì 17 maggio 2019

LE BATTERIE DELLE AUTO ELETTRICHE SONO RICICLABILI??? SI!!!!

https://www.cam.tv/medicinaintegrata/blog/le-batterie-dell-auto-elettrica-sono-riciclabili/PID084A0D?shun=medicinaintegrata Quando si parla di veicoli elettrici non si può fare a meno di parlarne: le batterie. A che punto siamo oggi con il loro sviluppo tecnologico? I materiali di cui sono composte sono veramente riciclabili? Esiste una filiera italiana delle batterie? E se sì, quali opportunità può offrire al settore dell’elettronica? Ne parliamo in questa breve intervista con uno dei principali esperti italiani, l’EV Ambassador Gianfranco Pizzuto che sarà presente il 19 giugno a Modena per lo Strategic Innovation Summit presso il Fortronic Electronics Forum. A che punto siamo oggi con la tecnologia delle batterie per i veicoli elettrici? Negli ultimi 5 anni, grazie ai forti investimenti che le aziende hanno dedicato alla ricerca e allo sviluppo di nuove celle, abbiamo raddoppiato di fatto la densità energetica delle stesse. Faccio un esempio pratico: se prima in un’auto media potevamo montare 40 kWh di batterie, oggi, nello stesso spazio, ne possiamo montare 80 kWh. In km significa passare da un’autonomia possibile di 250 km ad una di 500 km. Lascio immaginare cosa ci possiamo attendere per i prossimi 3-5 anni. Batterie con autonomie di 800-1000 km non saranno più un’utopia. Esiste una filiera italiana delle batterie? Quali opportunità offre (o offrirebbe) al settore dell’elettronica del nostro Paese? Purtroppo in Italia e più in generale in Europa si è perso molto tempo. Per colpa della “dieselcentricitá” della nostra produzione di motori per autoveicoli, abbiamo lasciato il mercato della produzione di celle in mano a Cina, Corea del Sud, Giappone e USA. In Europa e in Italia si assemblano batterie ma non si producono ancora celle, o se vengono prodotte sono numeri esigui. In Italia le aziende che operano nel settore non sono molte, ma sono in crescita. Il mercato non è solo produrre pacchi batterie per la mobilità elettrica; l’aumento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili richiederà sempre più sistemi di accumulo per catturare l’energia in eccesso che la rete non riesce a smaltire. Ci sono quindi grandi opportunità per tutti, siamo solo agli inizi. Spero vivamente che anche in Italia riusciremo presto a produrre celle, come sta facendo per esempio la Svezia con il progetto Northvolt. Con l’alleanza chiamata “Battery Airbus”, Germania e Francia stanno investendo tra i cinque e i sei miliardi di euro in R&S per avviare una partnership che faccia concorrenza appunto a Cina, Corea del Sud, Giappone e USA nella tecnologia e produzione delle batterie. Pensa che anche in Italia si possa fare qualcosa del genere, o che il nostro Paese si unisca in questo ai suoi vicini europei? In Italia abbiamo di fatto un solo gruppo che produce auto e che fino a poco tempo fa non si era particolarmente interessato ad elettrificare la propria produzione. Comunque sia, questa fase poco favorevole all’auto a batteria è stata superata grazie alle multe salatissime che i costruttori devono pagare se la loro flotta non rispetta le norme sulle emissioni. Le norme future saranno sempre più stringenti ed impossibili da raggiungere se non ricorrendo all’elettrificazione di una buona parte della gamma. Questo potrà senz’altro stimolare alcune aziende a voler investire nella produzione di celle anche nel nostro Paese. Quando un mezzo elettrico giunge a fine vita, dove vanno a finire le sue batterie? Quando la batteria dell’auto elettrica arriverà a fine vita (8-10 anni ma anche di più) la si potrà destinare al “second life”, darle cioè una seconda vita per esempio assemblandola per l’accumulo di energia elettrica da fonte rinnovabile. Ci sono già molti progetti avanzati che funzionano utilizzando questo sistema, come per esempio le batterie di un migliaio di Smart elettriche che servono a stabilizzare una parte della rete elettrica di Stoccarda. Tutti i maggiori costruttori si stanno operando in tal senso e questo permette alle batterie di essere utilizzate per almeno altri 10-15 anni prima di essere riciclate. Ma le batterie ed i materiali di cui sono composte sono veramente riciclabili? In linea generale sì. Molto dipende dal costruttore delle celle e dai materiali che sono stati scelti per la produzione. Possiamo comunque asserire che una buona parte dei componenti delle celle sono metalli come litio, rame, alluminio, cobalto ecc., che possono quindi essere riutilizzati per la fabbricazione di altre celle o di altri componenti. Nel progetto Northvolt che ho citato prima, per esempio, le celle sono prodotte solo con materiali riciclabili al 100%, facendo a meno dell’utilizzo di terre rare come il cobalto.